Sono ormai più di 10 anni che la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta patrimonio dell’Unesco.
Il riconoscimento del 2010 ha accolto la candidatura transnazionale di Italia, Spagna, Grecia e Marocco e nel 2013 è stata estesa anche a Cipro, Croazia e Portogallo.
La Dieta Mediterranea è molto di più di un semplice elenco di alimenti o una tabella nutrizionale. E’ uno stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione , la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina, la condivisione e il consumo del cibo. Naturalmente ci si riferisce a cibi freschi, non processati a livello industriale, locali e coltivati in modo sostenibile.
Recentemente la SINuC (Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo) ha riferito dati secondo i quali “regimi alimentari scorretti causano 8 milioni di morti l’anno nel mondo, quanto le vittime del tabacco “.
“La chiave per diminuire l’impatto delle principali cause di morte e cronicità è adottare stili alimentari planetari, di tipo mediterraneo”, così come hanno sottolineato il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e il ministro della Salute Orazio Schillaci al Vertice sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite alla Fao”, sottolinea Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC.
Eppure l’impatto della nutrizione è ancora sottovalutato in salute e in malattia.
“Nel Report emerso dal Forum Nutrendo 2023 si vede che nel 24% dei Corsi di Medicina e Chirurgia non esiste alcun riferimento all’insegnamento dello screening nutrizionale”, continua. “Nel 2019 la Commissione Eat della rivista Lancet ha proposto un modello alimentare sostenibile sia per la salute che per la tutela dei suoli e dell’ambiente in termini di emissione dei gas serra. Proprio pochi giorni fa sono stati presentati i risultati dell’applicazione del Planetary Health Diet Index a due campioni di 100mila persone. L’indice ha lo scopo di misurare gli effetti delle scelte alimentari sulla salute e sull’ambiente: è emerso che a una maggiore adesione alla dieta Planetaria corrisponde un rischio di morte inferiore del 25% per cancro, malattie cardiovascolari, malattie neurodegenerative e respiratorie” spiega Alessio Molfino della Sapienza Università di Roma.
Inoltre adottare la Dieta Planetaria porta a una diminuzione del rischio del 15% per cancro, 20% per le patologie neurodegenerative e del 50% per quelle respiratorie. Con un netto vantaggio rispetto alla cronicità, che è in tutto il mondo occidentale la sfida della sanità del futuro”. Gli studi di previsione mostrano che tra 10,9 e 11,6 milioni di morti precoci potrebbero essere evitate ogni anno, una riduzione pari al 19-23,6% rispetto agli attuali tassi di mortalità.
È cruciale dimezzare il consumo globale di alimenti come la carne rossa e lo zucchero, mentre il consumo di frutta, noci, verdura e legumi deve raddoppiare, conclude Muscaritoli.